martedì 2 febbraio 2010

Maddalena Fagandini - BBC Radiophonic Workshop



Maddalena Fagandini - BBC Radiophonic Workshop


Con la Seconda Guerra Mondiale, le donne hanno accesso a lavori considerati fino ad allora tipicamente maschili. Assumere giovani ragazze in qualità di ingegneri e tecnici radiofonici permette alle istituzioni di colmare i vuoti lasciati dagli uomini chiamati alle armi:

“ There was a tradition of using women as engineers and technical people in radio. This happened during the war when all the gentlemen went off to fight the war. There was quite a cut back after the war when the surviving gentlemen came back and wanted their jobs, of course, naturally, but it was still thought that women had done well.”

Il Radiophonic Workshop è uno dei migliori esempi di questa rivoluzione: qui sono impiegate lungo gli anni Daphne Oram, fondatrice del dipartimento nell’aprile del 1958, Maddalena Fagandini, Delia Derbyshire e Elizabeth Parker. Le prime esperienze realizzate dalle Signore della radio devono molto alla musique concrète, partorita nel 1948 dalla mente di Pierre Schaeffer. Alla BBC tale influenza ha l’occasione di radicarsi e di divenire molto forte soprattutto a causa della mancanza di strumentazione adatta alle nuove composizioni elettroniche. Per generare musica concreta sono sufficienti solo registrazioni ambientali su bobina manipolate in un secondo tempo per mezzo di filtri. All’epoca in cui i sintetizzatori non avevano ancora visto la luce, i Maida Vale Studios erano dotati di vecchi registratori a nastro, di 12 test oscillators presi da altri dipartimenti della BBC e di poca altra strumentazione in grado di produrre rumore. Con i miseri fondi destinati al Workshop gli ingegneri si preoccupano di ampliare l’equipaggiamento degli studios comprando kit post-bellici al mercatino di Portobello e solo nel 1970, grazie a Peter Zinovieff, la BBC acquista tre VCS3 e un EMS Synthi 100 modular system. La poca volontà della BBC di impegnarsi nell’espansione della strumentazione nasceva da una parte dal grande successo che gli autori del R. W. riuscivano ad ottenere con i pochi mezzi a disposizione, dall’altra dalla preoccupazione che i nuovi e strani rumori generavano nella mentalità degli anni Cinquanta; alcuni medici fecero notare ai dirigenti della BBC che per i lavoratori era consigliata una permanenza al Workshop non superiore ai tre mesi continuativi. L’esposizione a quei suoni in modo prolungato avrebbe potuto portare alla pazzia. L’arretratezza tecnica del Workshop stimola talune compositrici e fa gettare la spugna ad altre. Nel 1959, Daphne Oram lascia il Workshop e Maddalena Fagandini prende il suo posto. Dopo una gavetta passata al distaccamento italiano della BBC, Maddalena viene trasferita ai Maida Vale Studio. Qui compone semplici jingles e segnali d’intervallo creando gli effetti richiesti dalle sceneggiature con ciò che ha a disposizione; anche lei inevitabilmente finisce con l’ispirarsi alla musica concreta. Tramite alcuni oscillatori costruisce effetti e colonna sonora per l’adattamento dell’Orphée di Cocteau. Con l’arrivo di Delia Derbyshire, che conosceva bene la matematica e le possibilità di impiego del suono, l’attività del Workshop subisce una grande svolta e le sue produzioni sperimentali incrementano in modo esponenziale. Nel 1962 Geroge Martin, al tempo alla BBC Music Library, registra con Maddalena “Time Bit” sotto lo pseudonimo di Ray Cathod. Si tratta del primo singolo pubblicato dal R. W. composto utilizzando un segnale di intervallo creato dalla stessa Maddalena. Pochi mesi dopo Martin scopre i Beatles. Revolver risentirà fortemente dell’esperienza di Martin al Radiophonic Workshop. Tra 1965 e 1966, dopo la rivoluzione portata dai primi synth di Moog, Maddalena decide di dedicarsi alla produzione televisiva. Era chiaro che di lì a poco l’elettronica sarebbe divenuta una vera disciplina autonoma, dotata di una strumentazione particolare, che doveva prevedere maggior allenamento per i suoi musicisti.



“Interestingly it wasn’t me but the sounds themselves that were suggesting what to do. You learn that the secret is in the material itself and not a mathematical calculation in your head. Its there somewhere for you to listen and find it. It has its own rhythm. You push it around at your peril. You have to let it happen, let it be. Then you can play around with what you know about music to help construct sound which makes musical sense to people listening.” Maddalena Fagandini

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